Contratto di manutenzione dell’ascensore: quali sono le tariffe e chi paga

La sicurezza dei passeggeri e il buon funzionamento dell’impianto dipendono anche dalla manutenzione che – per legge – deve essere effettuata da personale qualificato e abilitato.

Come deve essere redatto il contratto di manutenzione

Come per altre prestazioni, anche la manutenzione dell’impianto è regolamentata da un contratto. Tuttavia, a differenza di altri documenti dello stesso tipo, per quanto riguarda gli ascensori non esiste un modello unico. E il perché lo spiega ANACAM, l’associazione italiana che rappresenta le imprese di produttori e manutentori.

«Molte volte ci è stato chiesto di elaborare un modello unico di contratto di manutenzione, al quale fare riferimento in occasione dell’avvio di un nuovo rapporto o per la modifica di un rapporto esistente – spiega l’associazione di categoria -. Riteniamo che sia illusorio pensare di poter stabilire un modello unico di contratto universalmente valido, perché molteplici e differenziate sono le caratteristiche tecniche degli impianti e le loro condizioni di utilizzo, come pure assai variabili sono le esigenze dei diversi clienti e le condizioni contrattuali che si determinano sul libero mercato. Come Associazione, a garanzia delle esigenze e delle aspettative degli utenti degli ascensori, per quanto riguarda il contenuto delle prestazioni oggetto del contratto di manutenzione, abbiamo messo a punto un Codice etico e una Carta dei Servizi che tutte le Aziende associate sono tenute a rispettare».

Il contratto di manutenzione, dunque, dipende da una serie di fattori che possono differire anche sensibilmente da un impianto all’altro. Ci sono però alcune indicazioni che non possono mai mancare. Descrizione dei lavori, piani di manutenzione, oneri a carico del committente e oneri a carico dell’assuntore, norme di sicurezza, durata e prezzo del servizio sono indicazioni che devono sempre essere riportate nel documento.

Quanto costa e come vengono ripartite le spese

Salvo diverse indicazioni contenute all’interno del testo del regolamento condominiale, le spese per la manutenzione dell’ascensore sono ripartire per il 50% in base al piano in cui l’appartamento è ubicato mentre per il restante 50% seguono il frazionamento dei millesimi dell’immobile, proprio come le altre spese condivise.

Questo significa che anche chi abita al piano terra dovrà pagare per l’ascensore, anche se di fatto non lo utilizza. Come in altri contati di lunga durata, anche il contratto di manutenzione dell’ascensore include una clausola di adeguamento del prezzo del servizio, solitamente calcolato di anno in anno. Per orientare i consumatori e per dare indicazioni precise sull’andamento dei prezzi del servizio, ANACAM ha stilato un indice ponderato. Il tabellare, composto da tre diversi indici ufficiali ISTAT, riflette l’andamento delle principali voci di costo legate alla manutenzione degli ascensori.

Quali sono le verifiche e quando sono necessarie

Ora che abbiamo visto quali sono i costi e come sono ripartire le spese, resta un ultimo punto sul quale fare chiarezza. Ogni quanto l’impianto va sottoposto a controlli e verifiche che ne certifichino il buon funzionamento e quindi la sicurezza dei passeggeri?
La normativa alla quale fare riferimento è la direttiva ascensori, contenuta nel DPR n. 162 del 30 aprile 1999. Il testo indica con chiarezza quali sono gli interventi da svolgere, distinguendo tra verifiche periodiche e straordinarie. Le prime devono esse svolte con cadenza biennale e servono per certificare lo stato di salute generale dell’impianto.
Le verifiche straordinarie scattano, invece, quando viene rilevato un malfunzionamento. In questo caso l’iter differisce a seconda del problema riscontrato che, nei casi più gravi, può portare anche al fermo dell’impianto.